book

domenica 10 settembre 2017

Recensione di "Al buio" di Patricia Cornwell

Ci sono romanzi che appena acquistati vengono subito divorati, mentre altri rimangono a prendere un po' di polvere sugli scaffali per un tempo più o meno consistente.
Quest'ultimo è il caso di "Al buio" di P. Cornwell per quel che mi riguarda e non perché l'autrice non sia meritevole, anzi… il fatto è che si tratta di un thriller e, notoriamente, non leggo questo genere di narrazione. 
Il romanzo mi venne regalato, ormai un bel po' di anni fa, e rimase sempre indietro nella lista. Avevo paura di scorgere tra le sue pagine elementi che mi avrebbero tormentato per giorni, esattamente come accade con i film. Non posso guardarne di quel genere, non ci riesco, mi impressiono. Dove c'è sangue, violenza psicologica e fisica relativa a tempi eccessivamente contemporanei, non ci sono io. Un conto per me è leggere di mummie e di "omicidi" di tantissimi secoli fa, un conto è leggere di donne e uomini che vengono tartassati per colpa di pazzie di contemporanei. Non so spiegarmi, ma per me fa una grossa differenza. Che poi, intendiamoci: sono un'assidua lettrice dei fumetti "Julia" di Giancarlo Berardi, in cui l'omonima criminologa con il volto di Audry Hepburn si occupa di omicidi e vari altri casi a volte molto atroci. Forse ormai so cosa aspettarmi dai fumetti e non mi impressiono più di tanto (nonostante ci siano stati episodi piuttosto "notevoli"), ma i romanzi sono sempre a "scatola chiusa".


Trama: La potente e bellissima Monique Lamont, procuratore distrettuale ambizioso e senza scrupoli, affida una nuova missione al detective Win Garano: recarsi a Watertown, un piccolo centro del Massachusetts, per riaprire un caso irrisolto di omicidio risalente a quarant'anni prima. Il procuratore vuole provare a tutti i costi che a violentare e uccidere nel 1962 Janie Brolin, una ragazza cieca, fu il famigerato Strangolatore diBoston: proprio il colpo di scena di cui avrebbe bisogno per dare una svolta alla sua carriera. Watertown, però, è anche la sede del FRONT, un'organizzazione informale che riunisce alcuni dipartimenti di polizia decisi a ritagliarsi un'autonomia sempre maggiore, con buona pace del procuratore distrettuale. Un conflitto di interessi che Garano si trova da subito, suo malgrado, ad affrontare. Con il passare dei giorni e il progredire delle indagini, nel detective maturerà la consapevolezza di trovarsi imprigionato in un labirinto di specchi deformanti, una trappola dove verità e menzogna sembrano mescolarsi in un'unicaombra minacciosa. E dire che Nana, la sua stravagante nonna, una sorta di fattucchiera capace di premonizioni e strani incantesimi, lo aveva messo in guardia. Ma forse nemmeno la stregoneria poteva preparare Win a ciò che lo aspetta. Proseguono con "Al buio" le vicende di Win Garano cominciate in "A Rischio": una nuova e già acclamata serie nella quale Patricia Cornwell stupisce ancora una volta per le sue capacità narrative, confermandosi come la massima autrice nel panorama del thriller.

Quando ho terminato di leggere, mi sono resa conto che non mi ero impressionata. È stato semplicemente un romanzo poliziesco. C'era l'omicidio operato dall'organizzazione mafiosa di turno, c'era violenza, ma era stato presentato in maniera soft. Il protagonista Win Garano viene incaricato dal procuratore, Monique Lamont, di riaprire un caso accaduto nel 1962: una donna cieca britannica era stata uccisa in casa sua a Watertown (U.S.A.), mentre poco distante era stato ritrovato il corpo del compagno investito e calpestato più volte da una macchina. 


Era stato archiviato come "delitto passionale", ma qualcosa non torna. Scotland Yard e la stessa procura statutinense vogliono vederci chiaro, soprattutto in un momento in cui sembrano esserci conflitti di interesse. Non posso dire molto di più perché il romanzo è breve e fa parte di una serie incentrata sulle storie di Win, ma devo dire che mi ha interessata soprattutto nella ricostruzione delle prove e nei ragionamenti polizieschi effettuati per risalire al colpevole. 
Non mi è piaciuta invece la narrazione al presente. Più volte l'ho detto e non la prediligo.

L'autrice ha voluto inserire anche una scia sentimentale, per rendere più interessante la storia del protagonista. Il procuratore, Monique, è il capo, una persona gelida, calcolatrice, eppure Win le ha salvato la vita, rendendosi testimone della sua parte fragile. Proprio per questo i due si punzecchiano.

Stump, la poliziotta che gestisce un minimarket e allo stesso tempo il laboratorio mobile, un tempo amica di Monique, prima dell'incidente che le costò l'amputazione di metà gamba, è un personaggio ironico, con una corazza ben costruita, al di sotto della quale si nasconde una persona dal gran cuore.


Nana, la simpatica nonna di Win, mi ha ricordato incredibilmente Mamma Odie di "La Principessa e il Ranocchio", con le sue pozioni, i rimedi antisfortuna, i metodi assimilati alla "stregoneria" contemporanea.

Infine Win è un detective ironico come Stump, ma segue una sua logica, senza distogliere mai lo sguardo dall'obiettivo finale. È cresciuto con la nonna, della quale segue i consigli, nonostante siano un po' bizzarri. L'ho trovato un'anima inquieta dal punto di vista sentimentale, confuso a volte, mentre sul palco lavorativo eccolo operativo.

Immagino ci siano episodi precedenti a questo romanzo, come ce ne siano di successivi. Chissà che tra i libri regalati a mio fratello – la Cornwell occupa un posto decisamente consistente – non trovi magari qualche romanzo della stessa serie. Al contrario di quanto mi sarei aspettata, mi ha lasciato un po' di curiosità.

Nessun commento:

Posta un commento

sito