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martedì 5 settembre 2017

Recensione di "La ragazza di Charlotte Street" di D. Wallace

Buonasera amici! E' stata una giornata abbastanza piena. Sono ripresi i ritmi abituali e quel torpore vacanziero non è ancora andato via quindi, detto in parole povere, non sono pronta per uscire dall'ottica mare-sole-caldo. Ma nulla è per sempre e le vacanze estive durano troppo poco.
Vi presento il secondo romanzo di cui ho sfogliato le pagine, comodamente sdraiata, solo un mese fa... (sigh)


Trama: Londra, Charlotte Street. Jason Priestley - ex insegnante, ex fidanzato cronico, aspirante giornalista ed eroe riluttante - ha appena incontrato la sua Cenerentola. Cercava di salire su un taxi tenendo in equilibrio un'incredibile montagna di sacchetti, borse e pacchi, senza riuscirci. Jason è intervenuto in suo aiuto, e i loro sguardi si sono incrociati per un magico istante pieno di promesse. Un attimo dopo, lei se ne è andata. Ma a Jason è rimasto per sbaglio qualcosa in mano, una macchina fotografica usa e getta piena di foto già scattate... Ora si trova di fronte a un dilemma: deve rintracciare la ragazza o rispettare la sua privacy? Cercarla significherebbe seguire il consiglio di Dev, il vulcanico amico con il quale Jason condivide casa, bevute e (dis)avventure. Insieme, dovrebbero imbarcarsi in una rocambolesca caccia al tesoro seguendo gli unici indizi che hanno, ancora gelosamente custoditi nella macchina fotografica. Tra tentennamenti, errori e complicazioni di ogni genere, Jason imparerà una lezione importante, ovvero che, nel tempo di un clic, le cose si possono sviluppare in modo del tutto inaspettato...


"Cosa succede se non cogli quell'attimo e in seguito non ti si ripresenta più?"

Carpe diem, cogli l'attimo. Ma a volte non è così semplice. Manca il coraggio, il respiro, la prontezza di riflessi e un'occasione svanisce via così, come un filo di fumo.

È proprio questo che è accaduto a Jason Priestly, trentaduenne di Londra, ex insegnante traumatizzato, con una storia d'amore drasticamente conclusa, aspirante giornalista che scrive recensioni per un giornale gratuito distribuito in metro.


Jason era in Charlotte Street quando ha incrociato lo sguardo di una ragazza bionda, con il cappotto blu, le scarpe rosse, carica di zaino, borse e di una macchina fotografica usa e getta in procinto di salire su un taxi. Jason la aiuta, si scambiano sorrisi, il taxi parte e… la macchina fotografica rimane a lui. 


Il ragazzo prova in ogni modo a pensare a come restituirla, ma non ha alcun indizio da cui cominciare. Mentre la sua vita va a rotoli e, tra una speranza e l'altra, tenta di uscire da situazioni a metà, il suo migliore amico, nonché coinquilino Dev porta le foto a sviluppare. Jason irrompe nei ricordi della ragazza, conosce un po' di lei (forse è anche fidanzata…) e tenta di trovare quel filo rosso che leghi gli scatti. Una sera, casualmente, la incontra di nuovo, ma non ha il coraggio di correre, di fermarla e di consegnarle le foto che porta sempre con sé. 


L'unica possibilità è svanita per sempre… o forse no? Perché quegli occhi sono rimasti impressi nel cuore di Jason? Dev insiste che il destino lo lega a quella ragazza e il nostro protagonista si mette in testa di ritrovarla. Gira l'intera Londra, appende volantini, combina guai (e ne fa tantissime, una dopo l'altra e una più grave dell'altra), stringe amicizie… e mentre cerca la ragazza misteriosa che gli ha rubato il cuore, Jason cambia, cresce, si riprende se stesso, le sue speranze e le sue ambizioni, superando le sue paure. 


Riuscirà Jason a incontrare la sua misteriosa ragazza dal cappotto blu? È un viaggio che trasporta il lettore, tra un colpo di scena e l'altro, in un perfetto mix di umorismo e curiosità, tra le vie della grigia, ma allo stesso tempo coloratissima Londra, con dei compagni eccezionali: il fedele e molto nerd Dev, la dura e fragilissima Abbey e infine Matt, il ragazzo che aveva voglia di cambiare (e che con la sua forza di volontà cambia davvero). 


Il romanzo è scritto in prima persona da Jason, dal punto di vista di un ragazzo ironico, pasticcione e molto sfortunato, intrappolato nelle sue paure che, tuttavia, riesce pian piano ad emergere, ritrovando se stesso, inseguendo i suoi sogni e le sue speranze.
Quando ho acquistato questo romanzo, mia sorella mi ha regalato un segnalibro ed era quello con una frase che amo tanto, di W. E. Disney "Se puoi sognarlo, puoi farlo". Mai segnalibro fu più azzeccato perché Jason insegue una speranza, che diventa un sogno (seppur quasi impossibile) e, credendoci, riesce forse a realizzarlo.


Il racconto è divertente e scorre velocemente. Mi ha ricordato, per alcuni lati, "Il primo caffè del mattino" di Diego Galdino, forse per questa aspirazione romantica dei protagonisti maschili di ritrovare la ragazza dei propri sogni. Una sola cosa avrei voluto leggere con i miei occhi esterni al romanzo: qualche particolare in più riguardo la misteriosa ragazza. Di lei abbiamo visto gli scatti, alla fine si capisce il collegamento tra le foto e si sa che scrive un blog pubblico ma senza firmarsi. Avrei voluto conoscerla meglio e farmene un'idea migliore… ma questa è forse la parte che spetta alla fantasia del singolo lettore.

Consiglio questo romanzo ai sognatori, ma anche a chi ha perso ogni speranza per far sì che possa ritrovarla insieme a Jason. Concludo con qualche citazione e vi auguro buona serata!

«Sono gli "e se?". E i "cosa sarebbe"? E sappiamo che se ci buttiamo, se rischiamo, magari lo perdiamo. Ma stranamente c'è una parte di noi convinta che il sentimento sia contraccambiato, perché deve esserlo, è troppo speciale per non esserlo. Crediamo sia una cosa condivisibile, anche se le uniche prove che abbiamo sono…cosa? Uno sguardo che è durato un respiro in più del solito? Una seconda occhiata, quando quell'occhiata con ogni probabilità potrebbe essere stata fatta per controllare se ci sono taxi in arrivo, o perché il colore del giubbotto che indossiamo ci ha catturato la loro attenzione e starebbe benissimo al loro fidanzato, o perché sembra che le stiamo fissando».


«L'ho guardato, e mi sono reso conto che aveva utilizzato il termine "ispirato", e che prima d'allora non me l'aveva mai detto nessuno, e mi sono ricordato di un periodo in cui forse era l'unica cosa che avrei voluto sentire.
"Guarda guarda, si scopre che sei un ottimo insegnante," ha detto sorridendo. "Ma forse l'insegnamento non fa per te."»

«Ho parlato, parlato e parlato ancora un po'. […] ho visto un barlume di una cosa strana, quasi impercettibile. Brevi guizzi di interesse; teste leggermente inclinate. Magari solo due o tre ragazzi, ma comunque sempre due o tre. Mi ha fatto sentire bene. Mi sono sentito diverso. E mentre giravo le pagine, e mi avvicinavo al finale del discorso – sui sogni e su come i sogni dovrebbero essere irrealizzabili, ma di come alcuni sogni POSSONO REALIZZARSI – mi sono sentito come l'insegnante motivatore nelle ultime scene di un film della Disney. Un tempo non avrei mai creduto di avere questa dote. E forse prima non l'avevo. Insegnare non era il mio lavoro ideale. Non ero brillantissimo nello svolgerlo. E comunque non l'avrei fatto per sempre. […] Questo era insegnare. Dimostrare con i fatti.»

«"Una cosa nuova non arriva a colei che se ne sta seduta ma a colei che viaggia." Proverbio tradizionale della tribù Shona, dello Zimbabwe».

«È buffo. Dev ha sempre detto che le usa e getta erano diverse. Che quello che contenevano era più speciale perché non potevi vederlo subito. Dovevi avere pazienza. Dovevi investire nei momenti e poi aspettare per vedere cosa restava. E quei momenti dovevano essere quelli giusti. Dovevi essere certo che volevi proprio quel momento quando premevi il bottone, perché il tempo stava per scadere ed eri sempre più vicino all'ultimo clic».


p.s. Ho scoperto che nel cimitero di Highgate c'è una zona sepolcrale che viene definita "catacomba". Risale all'epoca vittoriana ed è la parte costruita per chi voleva farsi seppellire sottoterra imitando gli antichi Egizi. Quindi gli Egizi venivano sepolti in catacomba? Temo ci sia qualcosa che mi sfugge nella definizione che ho trovato in rete… ma l'importante è aver appreso un altro tassello storico.

«Fa un po' paura il cimitero di Highgate, e per un istante ho desiderato che quella coppia andasse nella mia stessa direzione. Le fronte degli alberi coprivano il sole, e nella luce del pomeriggio i mausolei, le catacombe e le cripte sembravano a disagio, come se aspettassero la notte incombente, come se per ora ti stessero tollerando, mentre passi tra di loro».


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